|
|
|
"Eternity is in Love
with the Productions of Time"
William Blake
The Marriage of Heaven and Hell
7, 10.
Scarica e
stampa l'augurio in pdf (128 Kb)
Cinquecento anni fa nasceva a Padova Andrea della Gondola (1508 – 1580), uno dei più grandi architetti di tutti i tempi. Le sue radici umili e il tirocinio, lungo e oscuro, si persero nella leggenda e nel mito quando Andrea, figlio di “Pietro della Gondola”, mugnaio, e di Marta detta “la zota”, divenne per Gian Giorgio Trissino e quindi per il mondo, “il Palladio”.
Studiò a fondo l’architettura romana attraverso il contatto diretto con i monumenti, acquisendo dimestichezza con le fonti letterarie e confrontandosi pure con l’architettura moderna di Bramante e di Michelangelo. Progettò un cospicuo numero di edifici pubblici e privati, urbani e di campagna, basti citare per tutti Palazzo Chiericati, Villa Almerico-Capra-Valmarana “La Rotonda” e il Teatro Olimpico a Vicenza, dove seppe dare concretezza al suo ideale architettonico fondato sullo studio di Vitruvio e dei monumenti antichi, fondendo genialmente classicità, armonia, bellezza e funzionalità. Nel 1570 vennero pubblicati I quattro libri dell’architettura, trattato destinato a influenzare l’architettura in Europa e in America nei secoli seguenti. Nel 1768 Thomas Jefferson, architetto e futuro presidente degli Stati Uniti, progettava Monticello.
In Inghilterra a Palladio guardarono i maggiori architetti da Inigo Jones a Christopher Wren e William Kent. Tra le realizzazioni di questa straordinaria avventura non si può non ricordare Mereworth Castle (1723) in Kent, una riproduzione de La Rotonda, e l’incantevole Stourhead House (1717) nel fiabesco Wiltshire.
Un altro artista del quale si celebra l’anniversario della nascita nel 2008 è il pittore e incisore Virgilio Tramontin (1908 – 2002) di San Vito al Tagliamento, cui spetta il merito di aver contribuito alla rinascita dell’incisione in Italia e alla formazione di nuove energie incisorie presso l’Accademia delle Belle Arti di Venezia dove insegnò dal 1941 al 1952. La sua opera, che ebbe Pasolini tra i primi estimatori, è insieme lontana dalle avanguardie culturali del suo tempo così come da ogni svuotato stereotipo ottocentesco. Suo elemento ispiratore fu soprattutto il paesaggio, fresco e vibrante, immerso in un senso di infinito e di eterno, espressione di un’assoluta autenticità di valori e di vera poesia.
Maria Paola Frattolin |
|