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Inediti scorci sui rapporti tra lestremo Nordest dItalia
e insigni maestri delletà di Mezzo come Dante, Petrarca
e Boccaccio, nellambito del convegno "Arte in viaggio"
a Villa Manin
Fu proprio nellarea dellattuale Friuli Venezia Giulia,
laboratorio privilegiato di idee già in età medioevale
grazie allapertura verso lesterno tipica degli ingegni
nostrani, che nel corso del XIV secolo mosse i suoi primi passi
il pensiero filosofico e scientifico rivelatosi antesignano dei
più recenti sviluppi tecnologici, hardware e computer compresi.
A Udine Francesco Petrarca maturò il definitivo distacco
dallimpegno politico nella contesa tra Papi e Imperatori,
senza contare che il Boccaccio scelse proprio il capoluogo friulano
per ambientarvi una delle ultime novelle del Decameron, probabilmente
sedotto dalle notevoli qualità ambientali ed umane di una
terra "quantunque fredda". E anche nella Divina Commedia
del sommo poeta, vi sono più citazioni e allusioni alle lande
dellestremo Nordest italiano di quante il "lettore medio"
possa ricordare.
Queste e molte altre curiosità, alcune delle quali del tutto
inedite, sono emerse dal convegno "Arte in viaggio 1300-1450,
Presenze foreste in Friuli Venezia Giulia", organizzato nella
Villa Manin di Passariano tra il 15 e il 17 novembre dallassociazione
guide turistiche "Itineraria" con il sostegno della Regione
e con il patrocinio dellUniversità di Udine e dei ministeri
dellIstruzione e dei Beni culturali. Una tre giorni di studi
particolarmente intensa, cui hanno partecipato numerosi esperti
e ricercatori provenienti da tuttItalia, portando contributi
scientifici interessanti sugli "interscambi" artistici
e intellettuali avvenuti in regione tra i secoli XIII e XV.
Dopo alcune approfondite relazioni, nella prima sessione del simposio,
sulla mobilità dellartista nel Medioevo (Giovanna Valenzano,
università di Padova), sul percorso artistico di Paolo Veneziano
(Giordana Trovabene dellateneo di Venezia) e ancora sullattività
udinese del grande Vitale da Bologna (Paolo Casadio della Soprintendenza
regionale) e sugli influssi giotteschi negli insigni monumenti del
Friuli (Andrea De Marchi- Udine), la seconda giornata ha visto al
tavolo dei relatori un altro agguerrito pool di studiosi. Rienzo
Pellegrini delluniversità di Udine ha illustrato le
lingue e i modelli della scrittura letteraria nel Friuli delle origini,
a partire da Tommasino di Cerclaria (1215-1216) fino a Pietro Capretto,
passando per il giudizio espresso da Dante sulla novella di Franco
Sacchetti ambientata a Spilimbergo.
Di notevole impatto spettacolare è stata la lettura commentata
di alcune parti di celebri canti della Commedia offerta da un blasonato
divulgatore del testo classico come Matteo Giardini, miglior lettore
al Premio "Lauro dantesco" di Ravenna 2002, che ha sottolineato
in vari punti le suggestioni poetiche e le citazioni dedicate da
Dante proprio alla terra friulana, veneta e giuliana. Unautentica
"chicca" è stata la relazione dello studioso Mario
Turello, che ha presentato i risultati della sua ultima ricerca
sul "viaggiatore" Giovanni Fontana (1390-1454), medico
condotto in Udine alla metà del secolo XIV, al quale si devono
rivoluzionari studi sullapplicazione della meccanica alla
mnemotecnica dascendenza classica e lulliana. Inventore di
un vero "teatro meccanico della memoria", il veneto-udinese
Fontana può essere considerato uno tra i primi intellettuali
dellepoca a concepire "lutilità dello strumento
meccanico (padre degli attuali computer) in funzione non solo mnemonica
e conservativa - ha spiegato Turello -, ma anche euristica, ossia
come mezzo per aumentare le conoscenze e produrre scoperte".
Se Claudio Griggio dellateneo udinese ha esaminato i legami
tra Petrarca e il Friuli attraverso i rapporti "politici"
intercorsi tra il poeta e limperatore Carlo IV di Boemia,
che proprio a Udine nel 1568 ebbe occasione dincontrarlo,
Gianpaolo Borghello, della stessa università, ha sviluppato
il rapporto di familiarità tra Boccaccio e il Friuli mediante
unanalisi della novella di Madonna Dianora, ambientata nel
capoluogo friulano. Stimolanti anche le relazioni della sessione
conclusiva, che ha indagato la fitta rete di scambi tra gli artisti
friulani e quelli veneti, lombardi, austriaci e campionesi nella
scultura e nellarte orafa locali. Anche dalle ricerche presentate
dai professori Bruno Figliolo, Guido Tigler, Lucia Sartor e Fabio
Di Poi è uscita limmagine di una regione percorsa da
innumerevoli fermenti nutriti dalla presenza e dagli spostamenti
di infaticabili e intraprendenti artisti-viaggiatori.
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