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TULLIO CRALI
(1910 - 2000)

       
  Tullio Crali, Aerodanzatrice
Tullio Crali, Aerodanzatrice, 1931.
 

… [il volo] colmò tutta la mia avidità di vedere, sentire, conoscere: l’ondata del decollo, la voce prepotente dei motori, l’intransigenza dell’elica, la sorpresa della sospensione a cento, cinquecento, mille metri sul mare, l’ubbidienza dei comandi e l’indisciplina della bora, i vuoti, le impennate, tutto era meraviglioso e quando mi trovai a terra era come se m’avessero derubato.

Tullio Crali

 
Tullio Crali, Macchine In cielo
Tullio Crali, Macchine In cielo, 1980.
Tullio Crali, Prima che si apra il paracadute
Tullio Crali, Prima che si apra il paracadute, 1931,
Udine, Galleria d'Arte Moderna.
Tullio Crali, Incuneandosi nell’abitato
Tullio Crali, Incuneandosi nell’abitato, 1939,
MART, Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto
Tullio Crali, Studio per abito
Tullio Crali, Studio per abito, 1932.

"Le prospettive mutevoli del volo costituiscono una realtà assolutamente nuova e che nulla ha di comune con la realtà tradizionalmente costituita dalle prospettive terrestri".
tratto dal "Manifesto dell'Aeropittura" - 1929.

Nel 2010 si celebra il centenario dalla nascita del pittore dalmata Tullio Crali (Igalo 1910 – Milano 2000) che, con Tommaso Marinetti al quale lo legò un profondo sentimento d’amicizia e ammirazione, era destinato a scrivere uno dei capitoli tra i più arditi della storia dell’arte, in particolare dell’Aeropittura.

Trasferitosi con la famiglia a Gorizia nel 1922, giovanissimo venne a contatto con il movimento futurista. Talento precoce, insofferente delle regole classiche, Crali iniziò a dipingere a soli quindici anni e sin da subito subì il fascino prepotente dei “mostri del cielo”. Dopo il suo primo volo, scrisse: “… [il volo] colmò tutta la mia avidità di vedere, sentire, conoscere: l’ondata del decollo, la voce prepotente dei motori, l’intransigenza dell’elica, la sorpresa della sospensione a cento, cinquecento, mille metri sul mare, l’ubbidienza dei comandi e l’indisciplina della bora, i vuoti, le impennate, tutto era meraviglioso e quando mi trovai a terra era come se m’avessero derubato.”

Da quel momento la sua opera fu caratterizzata da questo prodigio dell’invenzione: la libertà di alzarsi in volo come gli uccelli, di librarsi delineando traiettorie mirabili, vortici fatti di luce e colore, di proiettare lo sguardo dove altri prima non erano stati in grado di fare, al di sopra ai punti di vista comuni, oltre l’usuale, dove fino allora solo gli angeli avevano potuto guardare.

 

In 2010 we celebrate the centenary of Tullio Crali’s birth (Igalo 1910 – Milano 2000) a painter who, together with Tommaso Mainetti his loving friend and master, was destined to write one of the most daring pages of History of Art, in particular of Aeropittura.

In 1922 he moved to Gorizia with his family and there he came into contact with the avant-guard of Futurism. Highly gifted, Crali started painting very young at the age of fifteen, deeply fascinated by the “sky monsters”. After his first flight he wrote: “… [the flight] fulfilled all my want of seeing, feeling, knowing: the wave of taking off, the boastful voice of engines, the intransigence of the propeller, the wonder of being suspended at a hundred, five hundred, a thousand meters over the sea, the obedience of the control panels and the lack of discipline of the bora, the empty spaces, the climbs, everything was fabulous and when back on the ground, I felt robbed.”

From that moment on, his work was characterized by this marvel of invention: the freedom of lifting off like birds, hovering high while outlining awesome air paths and spirals of light and colour, casting a glance where nobody ever could have before, beyond the common points of view, above the ordinary, where up to this point only the angels could have seen.

Maria Paola Frattolin

 

Opere/Works in Friuli Venezia Giulia:
Museo Revoltella - Trieste
Galleria d'Arte Moderna - Udine

 

Tullio Crali su Facebook

 

 

 
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