Il tempo e lo spazio, questi abili malandrini che talvolta prendono di sorpresa la nostra mente, confluiscono nell’opera di qualche incantevole interprete. Pittore, decoratore, scenografo e scenotecnico, Francesco Chiarottini nasce a Cividale nel 1748, dove pure conclude la sua precoce esistenza nel 1796. Visse negli anni che decretarono la fine della Serenissima Repubblica di Venezia dopo dieci secoli di storia gloriosa e, attraverso l’opera mirabile di uno dei suoi più grandi maestri, Giambattista Tiepolo, egli ne respirò gli ultimi, sfolgoranti bagliori. Pure, come un Giano bifronte, percepì la forza ineluttabile del tempo nuovo che come un vento veloce attraversava l’Europa.
Il Chiarottini sentì la fine dell’epoca definita Rococò in virtù della straordinaria reazione Neoclassica. Egli, sensibile e precoce, seppe trasfondere nella sua opera una raffinata contemporaneità, sempre in precario equilibrio tra un mondo che si andava dissolvendo alle sue spalle e un altro che invece gli veniva incontro radioso. Nelle sue attraenti vedute prospettiche, seppe rendere la malia di un’epoca lontana e magnifica, come incantata, ma allo stesso tempo presente. Noi, posteri, ci ritroviamo stupiti a guardare la sua opera con un’infinita gioia degli occhi e un’agognata felicità della mente.
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